lunedì 6 aprile 2009

lunedì 30 marzo 2009

La storia dei gradi




E' opportuno ricordare cosa sta per succedere, cosa succede. Di una cosa sono certo. I nostri figli e i nostri nipoti non ci perdoneranno mai.
+ 1: Fusione dell'Artico - Scomparsa dei ghiacci dal Kilimanjaro - Ritiro dei principali ghiacciai dalle Alpi al Tibet - Inizio della distruzione Grande Barriera Corallina - Estinzione di centinaia di specie - Aumento di numero e di intensità degli uragani - Innalzamento livello del mare con numerosi atolli sommersi, tra cui l'arcipelago di Kiribati con 78.000 persone.
+ 2: Riduzione dell'alcalinità dei mari con la progressiva distruzione del placton e degli organisni con i gusci di carbonato di calcio (il placton è alla base della catena alimentare oceanica) - Calo della crescita delle piante in Europa fino al 30% - Incendi su larga scala in Europa - Fusione dei ghiacciai della Groenlandia - Scomparsa dell'orso polare - Carestie in India e in Pakistan
+ 3: Scomparsa dell'Amazzonia e delle foreste pluvilali - Desertificazione dell'Australia - Superuragani nell'America del Nord - Siccità permanente nel continente indiano a causa del cambiamento dei monsoni - Indo e Colorado in secca - New York e altre città costiere sommerse dall'acqua - Sviluppo delle epidemie in Africa
+ 4: Scioglimento dell'Antartide - Delta del Nilo sommerso dal mare - Carestia in Cina - Migrazioni di massa verso i Paesi temperati come Russia e Europa
+ 5: Espansione dei deserti - Prosciugamento delle falde acquifere - Aumento delle migrazioni di massa - Possibile disgregazione delle piattaforme continentali - Tsunami - Guerre civili e conflitti etnici per le risorse
+ 6: Possibile fuoriuscita di acido solfidrico dagli oceani - Nubi di metano - Avvelenamento della superficie terrestre - Scomparsa di gran parte della vegetazione - Riduzione drastica della popolazione.
Queste sciagure possono avvenire entro il 2100.
Belin, mi sento male. Non voglio più produrre più una particella di CO2

www.beppegrillo.it

venerdì 13 marzo 2009

Emergency a Bangui




Lo scorso venerdi' 6 marzo EMERGENCY ha inaugurato il nuovo Centro
pediatrico a Bangui, nella Repubblica Centrafricana. Il Centro offre
assistenza sanitaria ai bambini fino a 14 anni, programmi di
immunizzazione e attivita' di educazione igienico-sanitaria.

Il centro e' attrezzato inoltre con un ambulatorio cardiologico dove,
nel corso di missioni periodiche, il personale internazionale
specializzato di Emergency effettuera' lo screening dei pazienti
cardiopatici da trasferire, gratuitamente, a Khartoum per gli
interventi di cardiochirurgia. Successivamente all'intervento, i
pazienti potranno sottoporsi ai controlli post-operatori direttamente
presso il centro sanitario a Bangui e riceveranno gratuitamente i
farmaci necessari. In attesa dell'avvio ufficiale delle attivita', la
scorsa settimana i medici di Emergency hanno iniziato a visitare una
media di 40 bambini al giorno.

sabato 14 febbraio 2009

E se lo dice l'ANSA!




(ANSA) - ROMA, 13 FEB - La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione della posizione di Antonio Di Pietro per offesa a onore e prestigio del capo dello Stato.Il fascicolo riguardava una denuncia per una frase pronunciata dal leader dell'Idv a Piazza Farnese: 'Il silenzio uccide, il silenzio e' un comportamento mafioso'. Secondo il pm Amato, 'si puo' escludere che i riferimenti al 'silenzio mafioso' abbiano avuto quale destinatario il presidente della Repubblica'. Di Pietro commenta 'qualcuno mi deve delle scuse'.

lunedì 9 febbraio 2009

E ce la fece


Eluana è scappata 5 minuti fa


domenica 8 febbraio 2009

Un golpe morale e istituzionale - di Flores d'Arcais



Quello che Berlusconi sta tentando in queste ore è un vero e proprio “golpe”, morale e istituzionale. Vuole imporre al paese una legge medioevale, che sottrae al cittadino il diritto sulla propria vita e sul proprio corpo, per consegnarlo alla volontà totalitaria della Chiesa e dello Stato. E poiché nel fare questo si scontra con tutte le decisioni prese al riguardo dalla magistratura (di ogni ordine e grado, compreso quello europeo) e con il rifiuto del Capo dello Stato di firmare un decreto-legge spudoratamente anticostituzionale, Berlusconi annuncia che intende stravolgere legge e Costituzione con una seduta fiume del Parlamento e con proclami diretti al “popolo” (cioè ai telespettatori che manipola in forza del suo monopolio televisivo totalitario).

Il caso di Eluana Englaro è infatti chiarissimo: in stato vegetativo permanente da diciassette anni, aveva espresso con il padre e con gli amici la sua ferma volontà di non essere “salvata” da nessuna macchina, se mai le fosse accaduto quello che era accaduto ad una sua amica. Tale volontà è stata giudicato inequivocabile dai tribunali che si sono dovuti pronunciare, e quindi una sentenza definitiva e inappellabile ha consentito finalmente che a Eluana venisse “staccata la spina”.
Del resto, la legge italiana garantisce al cittadino il rifiuto di qualsiasi cura medica, anche quando la mancata cura porta certamente alla morte: si può rifiutare un’amputazione, una trasfusione, e qualsiasi altro intervento. E non si può imporre l’alimentazione forzata neppure a chi voglia farsi morire attraverso uno sciopero della fame e della sete.
Ma di fronte al diktat khomeinista della Chiesa di Ratzinger, che ha gridato all’assassinio se si fosse rispettata la volontà di Eluana, il governo di Berlusconi (un governo che più pagano e sottomesso a Mammona non si può) ha violato qualsiasi norma e procedura, pur di imporre la volontà torturatrice della Chiesa gerarchica (moltissimi preti e anche qualche vescovo hanno preso invece posizioni rispettose della legge e della libertà degli individui).

Berlusconi ha deciso di aprire un vero e proprio “casus belli”, dichiarando di voler cambiare immediatamente la Costituzione per poter governare sistematicamente con decreti-legge, senza le “lungaggini” delle discussione parlamentari, proclamando così in modo aperto la sua pulsione di dittatura. L’Italia entra perciò in un periodo di emergenza democratica assoluta, tanto più grave in quanto l’Europa sembra ancora non rendersi conto della serietà della vocazione totalitaria di Berlusconi.
Nel paese è partito immediatamente un tam-tam mediatico di cittadino che vogliono auto-organizzare l’opposizione alle azioni liberticide del governo. Manca invece una reazione degna del nome da parte del Partito democratico di Veltroni, ormai impantanato nella sua subalternità psicologica e culturale al berlusconismo, malgrado le dichiarazioni di Berlusconi non lascino ormai adito a dubbi: il suo governo vuole distruggere ogni forma di controllo, ogni limite, ogni “balance”, ogni autonomia, che intralci la dittatura di fatto del governo. Magistrati, giornalisti, sindacati, e qualsiasi cittadino impegnato, vengono dichiarati “comunisti”, o magari contigui al terrorismo, se solo non si piegano a un governo eversivo che sta facendo a pezzi la democrazia liberale in Italia.

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Fonte: El Pais
Data: 7 febbraio 2009

venerdì 6 febbraio 2009

No, Ghedini NO!

Non ci voglio credere



Hanno approvato l'emendamento che prevede la possibilità (io fino a ieri sapevo che era un obbligo, ma qui tutti dicono possibilità... ci sarà da crederci?) per i medici di denunciare i clandestini che vanno a farsi curare da loro.
Primo punto di domanda: che razza di medico è uno che prima di curarti se stai male ti chiede "Sei clandestino o no?" Non è un medico, è un sondaggista!
Secondo punto di domanda: quanti morti vogliono ancora i nostri signori al governo? Si sono accorti che l'Italia è sovrappopolata? A me non pareva, ci hanno sempre detto che come popolazione siamo quasi a crescita 0. Si crepa e non si nasce in questo paese... poi se vai a lavorare ti fanno fuori pure da giovane, e non ci pensano più.
Ma un clandestino? Per paura non andrà all'ospedale e magari si ritroverà fra le mani di medici "clandestini" che per un sacco di soldi lo cureranno con mezzi "clandestini" rischiando magari di causarne la morte "clandestina".
Nei diritti umani sta scritto che ciunque ha diritto ad essere curato, ha il suo bel dire Schifani che questa non è una legge che lede quel diritto.
Ma mi viene in mente un'altra cosa: moltissimi morti sul lavoro sono migranti clandestini. Se vola un ragazzo giù da un'impalcatura e l'imprenditore\appaltatore\boss della mafia lo deve portare in ospedale perchè rischia di rimanerci lo farà ancora più volentieri ora che il medico potrà dire che sfrutta i clandestini per la sua ditta!
Se prima li lasciavano a morire la dove cadevano adesso questi simpatici ometti provvederanno pure a nasconderne il corpo, non si sa mai lo ritrovassero.
A quando unbel marchio sui vestiti signori? Vi ricorda qualcosa?

mercoledì 4 febbraio 2009

La fuga di Tremonti a Davos

Qui tutti i TG si danno anima e corpo (soprattutto anima, così Benedetto è felice) sul caso di Eluana Englaro... intanto Tremonti è andato a Davos dove si riuniscono in questi giorni i responsabili della finanza mondiale. Un giornalista americano della CNBC gli ha fatto una domanda un po' più precisa del solito e il nostro ha avuto un vero e proprio attacco di panico che l'ha costretto alla fuga!
Queste cose non ce le dicono, meno male che esiste la rete...



giovedì 29 gennaio 2009

Da blog di Corrias, Gomez, Travaglio. Stupri di stato.




Solo l’avvocato Guido Calvi, mi pare, ha denunciato sul Corriere l’«esposizione indecorosa come trofei alla gogna» dei giovinastri rumeni arrestati per lo stupro di Guidonia. Parole sante: se al posto di quei giovinastri, ci fosse stato un consigliere di circoscrizione, avremmo il Parlamento in stato d’assedio che discute l’abolizione degli arresti e i tromboni dei giornalini che strillano contro le «manette facili», la «gogna mediatica», l’«accanimento giudiziario». Invece niente, zitti e mosca. Purtroppo anche quell’immonda sceneggiata è figlia dello sfascio programmato della giustizia. Quando si riesce ancora ad acchiappare qualche presunto colpevole, si enfatizza il risultato, come a dire: vedete che, nonostante i tagli alle forze di polizia e alla giustizia, c’è ancora chi fa bene il proprio dovere? La brillante operazione del Ros è stata possibile grazie all’incrocio di intercettazioni e tabulati telefonici: quel che fa da 20 anni Gioacchino Genchi, il servitore dello Stato costretto da giorni a difendersi da ignobili attacchi politici. Ma ora, con la legge sulle intercettazioni, chi intercetterà un branco di presunti stupratori dovrà sperare che si tradiscano subito: scaduti i primi 45 giorni, bisognerà interrompere gli ascolti. La geniale trovata Pdl-Pd prevede intercettazioni di un mese e mezzo, non di più. Se uno viene sorpreso a dire «La violentiamo», o fa il nome della vittima designata entro 45 giorni, o non si saprà mai chi è. E lo stupratore porterà serenamente a termine il suo delitto. Dopo le stragi di Stato, avremo gli stupri di Stato.

sabato 24 gennaio 2009

Abbiate pazienza e leggete (da Misteri d'Italia)



LA NEWSLETTER
DI MISTERI D'ITALIA
Anno 10 - Numero 126 - gennaio 2009DOPO IL MASSACRO DI GAZA
PERCHÉ ISRAELE
HA NUOVAMENTE PERSO LA GUERRA
I RETROSCENA DI UN'AGGRESSIONE

Dice il Talmud:
"se salvi una vita è come
se avessi salvato il mondo".
E se uccidi 1.340 persone?


IN QUESTO NUMERO:
Dieci domande e dieci risposte sull’invasione della Striscia di Gaza
Ebrei del mondo ed israeliani contro la guerra
Le armi micidiali (ed illegali) di Tsahal
DIECI DOMANDE E DIECI RISPOSTE SULL’INVASIONE DELLA STRISCIA DI GAZA
Uno degli analisti più lucidi a proposito dell’attacco israeliano a Gaza si è dimostrato essere Loretta Napoleoni che il 14 gennaio sull’Unità ha scritto: “Israele procede nella sua operazione di ‘ripulitura’ della striscia di Gaza indifferente alle proteste del mondo. C’è una sola cosa di cui si preoccupa: il tempo”. Spiegava poi la Napoleoni che la guerra deve essere interrotta entro e non oltre il 21 gennaio perché quel giorno Obama sarà al posto di Bush e se il conflitto dovesse continuare dovrà dire la sua.
Una previsione quella di Loretta Napoleoni, azzeccata in pieno. Israele ha unilateralmente dichiarato la fine dell’attacco il 18 gennaio, appena tre giorni prima dell’effettivo insediamento del nuovo presidente americano.
Questa decisione israeliana spiega molte cose sul significato della sua violentissima aggressione a Gaza. E una su tutte: con la fine dell’era Bush non è così certo che Israele avrà sempre e comunque al suo fianco gli Stati Uniti. Almeno questo è l’auspicio del mondo civile.
Per meglio capire i 22 giorni di follia che hanno sconvolto una delle zone più povere e sovraffollate del pianeta ecco 10 domande 10 risposte.

Chi ha rotto la tregua?
Se è vero quanto scrivono diversi quotidiani israeliani l’attacco a Gaza era in preparazione già dall’estate 2008. E’ nei fatti impensabile che un simile dispiegamento di forze aeree, navali e terrestri avvenga nel giro di poche ore a seguito del lancio di razzi Qassam sul Neghev da parte di miliziani di Hamas. La scelta del 27 dicembre come data per l’attacco è stata sicuramente suggerita, oltre che dalla necessità di precedere l’insediamento del nuovo inquilino della Casa bianca, anche dal bisogno che il governo di centro-sinistra, guidato dalla troika Olmert-Barak-Livni, aveva di mostrare i muscoli in vista delle elezioni politiche del prossimo 10 febbraio nelle quali la destra estrema di Nethanyahu è favorita.
In ogni caso non è stato Hamas con il lancio dei suoi rudimentali razzi a rompere la tregua, dal momento che la tregua (in scadenza il 19 dicembre) era già stata rotta da Israele alcuni giorni prima quando un commando israeliano, penetrato nella striscia, aveva assassinato tre dirigenti dell’organizzazione che ha legittimamente vinto le elezioni su quel territorio.

Quali erano gli obiettivi di Israele?
Ogni guerra per essere tale deve avere degli obiettivi politici e militari. L’obiettivo politico di Israele era certamente l’annientamento o almeno un forte indebolimento di Hamas. Quello militare la distruzione della rete sotterranea di approvvigionamento (circa 3000 tunnel) che i militanti di Hamas hanno scavato e che gestiscono pienamente sul confine nei pressi di Rafah che divide la striscia dall’Egitto. Attraverso questo reticolo di tunnel (necessario anche per l’approvvigionamento di beni di prima necessità per la popolazione palestinese, visto il totale embargo israeliano), Hamas si rifornisce di armi proprio dal vicino Egitto. A rifornire materialmente Hamas sono i militanti egiziani dell’organizzazione Fratelli musulmani, ma da lì passano anche gli aiouti siriani ed iraniani.

Quali obiettivi Israele ha raggiunto?
Praticamente nessuno. L’obiettivo politico, l’annientamento o l’indebolimento di Hamas, è pienamente fallito a meno di non volerlo ridurre all’uccisione di circa 300 militanti tra cui un solo dirigente, il “ministro dell’Interno” della striscia, Said Siam. Il nucleo di ferro di Hamas, in parte a Damasco, non solo è uscito indenne dalla guerra, ma addirittura sentimentalmente rafforzato nel cuore dei palestinesi di Gaza.. Disatteso anche l’obiettivo della distruzione dei tunnel, colpiti solo al 10%.

L'attacco israeliano è stato proporzionato?
In guerra il concetto di proporzione non esiste. Così come non esiste il fair play. Una guerra la si prepara e la si provoca per vincerla. E in ogni guerra chi la promuove calcola sempre preventivamente quanti civili saranno uccisi. Quindi Israele sapeva benissimo prima dell’attacco che i bombardamenti e poi le incursioni da terra avrebbero provocato numerose vittime tra i civili.
Detto questo se le guerre permettessero di misurare la proporzione, Israele avrebbe compiuto una spedizione punitiva con un rapporto di 1 a 100, di dieci volte superiore alle leggi della rappresaglia applicate dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Il conto delle vittime della guerra di Gaza è infatti molto semplice: contro i 13 israeliani morti (10 soldati - alcuni uccisi da fuoco amico - e tre civili, di cui un cittadino israeliano di origine palestinese), ci sono 1340 morti palestinesi (di cui 418 bambini, 125 donne e 797 uomini).

Oggi chi è più forte in Israele?
Dopo le guerre sono sempre i falchi della politica a vincere. E’ quasi una legge naturale. In primo luogo perché loro possono dire di avere sempre sostenuto il pugno di ferro, mentre i loro avversari hanno spesso tentennato. In secondo luogo perché gli elettori israeliani (specie quelli delle città del Negev), consci che l’aggressione di Gaza non ha portato risultati concreti nel loro vivere quotidiani si rivolgeranno proprio ai falchi. L’idea criminale di Olmert-Barak-Livni, sponsorizzati dal finto pacifista Peres, capo dello Stato israeliano, il 10 febbraio potrebbe dimostrasi anche demenziale e autolesionista se, come dicono i sondaggi, la destra vincerà le elezioni a mani basse.

Oggi chi è più forte in Palestina?
Certamente il nucleo duro di Hamas, anche a discapito delle colombe dell’organizzazione fondamentalista e terrorista, esce rafforzato dall’aggressione israeliana. Ne esce praticamente distrutta l’immagine dei palestinesi moderati della Cisgiordania (che sono stati a guardare) e del presidente dell’Anp Abu Mazen, ormai privo di ogni credibilità e ritenuto da ampi settori della resistenza palestinese un fantoccio di Israele.
Il dato in qualche modo sconvolgente è che Hamas, organizzazione fondata nel 1987, è in qualche modo da ritenersi una creatura di Israele che agli albori arrivò addirittura a finanziarla occultamente per usarla in funzione anti-Arafat. Come accadde in Afghanistan agli americani con l’organizzazione di bin Laden, anche a Gaza gli israeliani hanno creato il mostro contro cui oggi sono impegnati.

Le vittime civili si potevano evitare?
Una domanda questa che ha già avuto una risposta più sopra. Ma che merita un approfondimento. Le scuole dell’Onu colpite dall’aviazione e dall’esercito israeliano, il tiro sulle autoambulanze della crocerossa, il media center pieno di giornalisti centrato sul finire dell’attacco, la stessa casa del ginecologo Izzedin Abu al-Aishxy distrutta il 16 gennaio con tre figlie dentro mentre il padrone di casa era in diretta sulla tv israeliana Canale 10, la dicono lunga sulla volontà israeliana di non distinguere tra palestinesi combattenti di Hamas e inermi, soprattutto donne, anziani e bambini.
E’ impensabile che 418 bambini siano da considerare “effetti collaterali” di attacchi mirati. Né vale la mai dimostrata affermazione di parte israeliana che le case civili colpite da missili, bombe, granate e colpi di cannone siano stati covi di estremisti islamici che tenevano in ostaggio dei civili. E’ una bugia che Israele ha cercato di accreditare anche nell’estate del 2006, durante l’aggressione al Libano, quando bombardò in Libano la scuola di Cana.
Ma proviamo ad ammettere solo per un attimo che le menzogne di Israele abbiano un fondamento. In qualsiasi contesto gli ostaggi hanno diritto alla protezione. Se davvero donne e bambini erano ostaggi di spietati criminali terroristi di Hamas perché bombardarli? Quando degli ostaggi sono tenuti prigionieri, ad esempio in una banca, il compito di chi interviene è quello per prima cosa di tutelare la vita degli ostaggi. Quando l’equazione diventa ostaggi palestinesi uguale nemici palestinesi tout court non c’entra più neanche la guerra. Si tratta solo di elementari principi di civiltà. Che, evidentemente, Israele, paese che si dice democratico, non possiede.
Uno degli elementi che in ogni guerra spinge gli attaccanti a non tenere conto dei civili deriva da una convinzione sbagliata. Quella che se terrorizzi i civili, gli stessi si rivolteranno contro i loro leader. E’ accaduto che avessero questa errata convinzione gli americani che durante la seconda guerra mondiale rasero al suo città d’arte e prive di qualsiasi infrastruttura bellica come Dresda, senza però che gli abitanti di questa città muovessero un dito contro i loro capi nazisti. E’ accaduto, ancora agli americani, nella guerra del Kosovo (1999) quando deliberatamente attaccarono un treno carico di passeggeri serbi e la torre della televisione di Belgrado. Più recentemente è accaduto in Georgia dove l’aviazione e i carri armati russi hanno martoriato la popolazione civile. Risultato: mai nessuna ribellione interna.
L’unico vero effetto sui civili martoriati è che gli stessi anziché ribellarsi ai loro capi politici, si stringono ancora di più attorno a loro.

Israele ha usato o no armi illegali?
Per rispondere a questa domanda pubblichiamo in fondo a questo numero della Newsletter un articolo di Massimo Zucchetti, esperto in armamenti.

Cosa sono i razzi Qassam usati da Hamas?
Il razzo Qassam è un rudimentale ordigno in acciaio pieno di esplosivo prodotto da Hamas. Ne esistono diversi modelli che hanno una gittata che varia dai 3 ai 45 chilometri. Non hanno bisogno di artiglieria per essere lanciati e sono privi di qualsiasi sistema di guida.
Lo sviluppo di questo tipo di arma è iniziato nel 2000. Si tratta di razzi, scarsamente intercettabili, costruiti con l’apposito intento di mettere in difficoltà lo stato ebraico. A partire dal 2000 Hamas ha lanciato sulle città del Negev (le più colpite Ashlkelon e Sderot) oltre nove mila di questi razzi, provocando complessivamente dieci vittime. Teoricamente un Qassam potrebbe colpire anche Tel Aviv.
I danni provocati dai Qassam sono sempre assai limitati e comunque non paragonabili a quelli delle armi convenzionali e non convenzionali di cui dispone Tsahal (l'esercito israeliano), ma hanno comunque un fortissimo impatto emotivo sulla popolazione israeliana che vive nelle zone limitrofe alla Striscia di Gaza fino a 45 km da essa. C’è da aggiungere che la facilità di costruzione ed il loro basso costo rendono per Israele la minaccia costante e cronica e certamente non limitata ad un periodo di tempo.

Perché Israele ha paura dell'informazione?
Evidentemente perché ha la coscienza sporca e vuole agire indisturbata. Ecco cosa afferma il segretario generale di Reporters sans frontiéres, Jean-Francois Juluard:

“Durante gli attuali combattimenti l'informazione sembra essersi fermata alle porte di Gaza. Il blocco - l'ennesimo - imposto alla stampa dall'inizio dell'operazione «Piombo fuso» pone i giornalisti stranieri ed israeliani nella più assurda delle situazioni: non possono avvicinarsi né documentare da vicino quello che è già risaputo a livello internazionale. Una situazione paradossale, come ammette anche un portavoce della diplomazia israeliana per il quale «l'esclusività della copertura del conflitto è lasciata unicamente ai giornalisti palestinesi». Le immagini e le informazioni offerte dai reporter di Gaza riescono invece a cortocircuitare il blocco imposto e la comunità internazionale le riceve: assurdo, inutile e pericoloso. Il conflitto israelo-palestinese non è un conflitto come gli altri proprio perché porta in sé l'impatto della storia e della sua reinterpretazione. Bloccare i professionisti dell'informazione internazionali ed israeliani alle porte di Gaza non potrà che alimentare le voci ed esasperare l'odio. Se Tsahal non vuole i giornalisti, questo significa che Israele ha qualcosa da nascondere. Possiamo già immaginare le conseguenze di questo tipo di situazione. E nessuno ha interesse a che ciò accada, tanto meno Israele”.

giovedì 15 gennaio 2009

A-EHM


Martedì Pisanu a Ballarò ha detto una cosa carina: "Sono stato molto attento al problema morale scegliendo i membri del gruppo parlamentare e del senato del PDL"
Ah si?
Oggi pomeriggio vediamo.
E per non essere tacciata di partigianeria spulciamo anche il PD, così per curiosità.
Voi intanto firmate!

lunedì 12 gennaio 2009

Faber


E ad un dio a lieto fine non credere mai

giovedì 8 gennaio 2009

Si riparte!



Oggi torna la sindrome.
Vi sono mancata?
Dalle 18 alle 19:30 su RadioGas, e bando alle nostalgie!

venerdì 12 dicembre 2008

Perdonatemi i francesismi

Signori vi prego, a questo giro perdonatemi i francesismi. Tecnicamente dovrei essere con la testa rificcata nel libro di scienza politica, ma mi è montato il nervoso dopo aver letto la Repubblica on line e figuratevi se avevo la concentrazione per continuare.
Signori, ci stanno rincoglionendo (primo francesismo), ci dicono che va tutto bene e noi beliamo e diciamo di si, se qualcuno ci fa notare che magari non è vero ci infuriamo, da pecore diventiamo caproni, e lo incorniamo.
Signori, un tale di nome Mussolini aveva capito PERFETTAMENTE che l'unica ricetta per detenere il potere assoluto era quella di rincoglionire la gente (e fare fuori chi non si lasciava rincoglionire).
Certo che di cose ce ne raccontano.
La guerra fra procure non esiste, ma è tanto bello da dire. Le realtà è che la procura di Salerno stava idagando sulle possibili infiltrazioni mafiose in quella di Catanzaro, e tutti titolano "GUERRA FRA PROCURE". Ci stiamo rincoglionendo.
Non ci rendiamo conto che perdiamo i fatti e diamo retta alle opinioni che, come tutti sanno, sono tutto tranne che imparziali.
Ci fanno un inceneritore in giardino e lo chiamano termovalorizzatore, così quando muori di cancro sei felice: sei morto, ma almeno hai lasciato produrre energia. E poi come accidenti hai fatto a morire? Veronesi dice che non sono pericolosi! Ti sarai ammalato da te, come gli operai di Porto Marghera.
Signori, la realtà ce la levano di sotto il naso prima che ne possiamo sentire il puzzo, e ci rifilano subito dopo cinque o sei cazzate profumate.
Signori, pochi giorni fa sono morte 5 persone sul lavoro, ed erano tutti giovanissimi. Si lavora per vivere, non per morire.
Signori, ci sono famiglie nel nostro paese che non arrivano a fine mese. E stanno aumentando.
Signori, è inutile che il governo faccia le bizze perchè Kyoto non gli piace. La media delle eprsone che lo formano oscilla fra i 70 e gli 80 anni. Loro non hanno futuro, noi si. E, come direbbero i nativi america, il pianeta ce l'hanno prestato i nostri figli, non ce l'hanno lasciato i nostri genitori.
Signori, buon appetito.