martedì 19 gennaio 2010

Giorgio Perlasca, un italiano scomodo, editore Chiarelettere, scritto da Dalbert Hallestein e Carlotta Zavattiero.


Libro scritto con taglio giornalistico per rispondere alla domanda “perché l’Italia dimentica i suoi eroi” il libro ci dice che:
Perlasca è stato un fascista, ma ha salvato migliaia di ebrei
Perlasca è stato una persona di destra, onesto e rispettoso degli altri.
Perlasca non era un cattolico praticante, ma ebbe pietà e misericordia.
E’ stato dimenticato per quarant’anni in un’Italia che, nel dopoguerra, non poteva dargli un’etichetta politica che non poteva riconoscerlo come democristiano, comunista, socialista, missino e … onesto. L’essere solo “umano” non bastava.
Nelle interviste, ormai ottantenne, soleva dire che al suo rientro in Italia, nel dopoguerra, aveva fatto, per necessità, ogni sorta di mestieri, aveva fatto di tutto “fuorchè il ladro”.
Solo per l’interesse di alcune nobildonne ungheresi fuoriuscite in Germania il suo caso salì agli onori della cronaca, la sua storia conosciuta.
Il libro parla della sua attività a Budapest per il salvataggio degli ebrei, per gestione delle case protette, delle sue lotte con le “croci frecciate”, della sua faccia tosta nello spacciarsi prima “spagnolo” e poi “console spagnolo” dopo che il console, quello vero era fuggito in Svizzera; il tutto per spirito umanitario, senza trarne profitto o interesse.
Una persona così è rimasta ignorata per quarant’anni. Gli stati che lo onorarono per primi furono:
L’Ungheria dove venne ricevuto dal parlamento ed insignito della massima onorificenza del paese,
Israele dove venne riconosciuto “giusto” ed ebbe l’onore di piantare il suo albero accanto a quello di Simon Wiesenthal il “cacciatore di nazisti”
Gli Stati Uniti dove venne invitato all’inaugurazione del museo dell’olocausto e dove la stampa ne riconobbe i meriti e l’attività.
L’Italia conobbe Perlasca attraverso “mixer” la trasmissione di Gianni Minoli e tramite l’intervista e il libro di Deaglio “La banalità del bene”. Fu costretta ad accorgersene dopo che tutti i politici ai quali si era rivolto lo avevano ignorato. Lo fece quasi controvoglia perché lui non poteva avere etichette perché non poteva essere speso in una campagna elettorale.
E’ morto anni fa. In televisione ha avuto, postuma, la memoria e gli italiani hanno finalmente conosciuto una storia talmente vera da non sembrarlo.
Bello il libro, conciso, preciso, immediato, da leggere per riflettere se un italiano così non avrebbe meritato gli stessi funerali di stato che sono stati recentemente concessi a Mike Buongiorno.

Zeppelin

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